QUI POSTULAZIONE #39 ▪ «Vorrei essere missionaria non soltanto per qualche anno…»
Oggi, primo giorno di ottobre, il mese missionario, la Chiesa ricorda Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, Patrona delle Missioni, dal 1927, assieme a San Francesco Saverio.
Familiarmente chiamata Santa Teresina, Thérèse Martin – che da piccola era iscritta alla Santa Infanzia e seguiva l’opera dei missionari in Cina – fu accolta quindicenne nel Carmelo francese di Lisieux il 9 aprile 1888 e vi rimase senza mai uscire fino alla morte avvenuta il 30 settembre 1897.
Preso l’abito il 10 gennaio 1889, emise la professione religiosa l’8 settembre dell’anno seguente quando, non potendo essere sacerdote ed andare in missione per salvare le anime, ne chiese uno a Gesù – “un’anima apostolica” come la chiamò – che avesse gli stessi desideri e le stesse aspirazioni di lei e delle quali avrebbe così scritto quello stesso giorno del 1896: «Sento la vocazione del sacerdote. Con quale amore, Gesù, ti porterei nelle mie mani quando, alla mia voce, discenderesti dal Cielo! Con quale amore ti darei alle anime! Ma, pur desiderando di essere sacerdote, ammiro e invidio l’umiltà di san Francesco d’Assisi, e sento la vocazione d’imitarlo, rifiutando la dignità sublime del sacerdozio. Gesù! Amore mio, vita mia, come conciliare questi contrasti? Come attuare i desideri della mia povera piccola anima? Nonostante la mia piccolezza, vorrei illuminare le anime come i profeti, i dottori, ho la vocazione di essere apostolo. Vorrei percorrere la terra, predicare il tuo nome, e piantare sul suolo infedele la tua Croce gloriosa, ma, o Amato, una sola missione non mi basterebbe, vorrei al tempo stesso annunciare il Vangelo nelle cinque parti del mondo, e fino nelle isole più remote. Vorrei essere missionaria non soltanto per qualche anno, ma vorrei esserlo stata fin dalla creazione del mondo, ed esserlo fino alla consumazione dei secoli.»
Quel sacerdote fu per lei, in modo particolare, Adolphe Rolland delle Missioni Estere di Parigi, classe 1870, ordinato il 28 giugno di quello stesso 1896, nel quale partì per la Cina il 2 agosto dopo aver fatto visita a Teresa il 3 luglio. A lui, affidatole dalla Madre superiora quand’ancora era seminarista, Teresa, sua “piccola sorella”, il 19 marzo 1897 scrisse condividendo l’anelito missionario sempre vivo e che la avrebbe voluta portare al Carmelo di Hanoi, da poco avviato dalle consorelle di Lisieux giunte a Saigon nel 1861. Un desiderio che non si sarebbe realizzato per l’aggravamento della salute tediata da quella tubercolosi che l’avrebbe condotta alla morte alcuni mesi più tardi.
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«Dopo la tua partenza, ho letto la vita di diversi missionari (nella mia lettera, che forse non hai ricevuto, ti ho ringraziato per la Vita di Padre Nempon). Ho letto, tra gli altri, quello di Théophane Vénard che mi ha interessato e toccato più di quanto possa dire; sotto questa impressione, ho composto alcuni distici che sono del tutto personali per me, ma ve li mando, ma la nostra buona Madre mi ha detto che pensava che questi versi sarebbero stati graditi a mio fratello di Sutchuen. Il penultimo verso richiede qualche spiegazione: dico che con gioia partirei per il Tonchino se il buon Dio si degnasse di chiamarmi là. Questo potrebbe sorprenderti, non è davvero un sogno che una suora carmelitana pensi di partire per il Tonchino? BENE! no, non è un sogno e vi posso anche assicurare che se Gesù non viene a prendermi presto per il Carmelo del Paradiso, io un giorno partirò per quello di Hanoi, perché ora c’è un Carmelo in questa città, è quella di Saigon che l’ha fondata di recente. Hai visitato quest’ultimo e sai che in Cocincina un ordine come il nostro non può sostenersi senza sudditi francesi, ma ahimè! le vocazioni sono molto rare e spesso le superiore non vogliono lasciare andare le suore che ritengono capaci di rendere un servizio alla propria comunità. Così, nella sua giovinezza, la nostra buona Madre fu impedita dalla volontà della sua superiora di andare a sostenere il Carmelo di Saigon, non sta a me lamentarmene, ringrazio Dio per aver ispirato così bene la sua rappresentante, ma ricordo che i desideri delle mamme a volte si realizzano nei bambini e non mi stupirei di andare sulla riva infedele a pregare e soffrire come avrebbe voluto nostra Madre... Bisogna ammettere che le notizie pervenuteci dal Tonchino non sono però molto rassicuranti: alla fine dello scorso anno i ladri sono entrati nel povero monastero, sono entrati nella cella della priora che non si è svegliata, ma al mattino lei non aveva trovato accanto il suo crocifisso (di notte il crocifisso di una carmelitana riposa sempre vicino alla sua testa attaccato al cuscino), si era rotto un piccolo armadio ed erano scomparsi i pochi soldi che costituivano tutto il tesoro materiale della Comunità.
Vuoi forse sapere cosa pensa nostra Madre del mio desiderio di andare nel Tonchino? Crede nella mia vocazione (perché in realtà ce ne vuole una a parte e non tutti i carmelitani si sentono chiamati ad andare in esilio) ma non crede che la mia vocazione possa mai realizzarsi, perché il fodero dovrebbe essere solido come il spada e forse (nostra Madre lo crede) il fodero verrebbe gettato in mare prima di arrivare nel Tonchino. Non è proprio conveniente essere composti da un corpo e da un’anima! questo miserabile fratello asino, come lo chiamava San Francesco d’Assisi, spesso intralcia la nobile sorella e le impedisce di andare dove vuole... Comunque non voglio maledirlo nonostante i suoi difetti, è ancora buono a qualcosa poiché fa vincere il Cielo al suo compagno e lo vince a se stesso ed è altrettanto gradito.
Non mi preoccupo per niente del futuro, sono sicuro che il buon Dio farà la sua volontà, è l’unica grazia che voglio, non si può essere più monarchici del re... Gesù non ha bisogno di qualcuno per fare il suo lavoro e se mi accettasse, sarebbe per pura bontà, ma a dirti la verità, fratello mio, credo piuttosto che Gesù mi tratterà come una bambina pigra; Io non lo voglio, perché sarei molto felice di lavorare e soffrire a lungo per Lui, perciò gli chiedo di accontentarsi di me, cioè di non badare ai miei desideri, né di amare soffrendo, o per andare a goderlo in Paradiso. Spero, fratello mio, che se lasciassi l’esilio, non dimenticheresti la tua promessa di pregare per me, hai sempre accolto le mie richieste con tanta gentilezza che ancora oso fartene una. Non voglio che tu chieda al buon Dio di liberarmi dalle fiamme del purgatorio; Santa Teresa diceva alle sue figlie quando volevano pregare per sé: “Che m’importa restare fino alla fine del mondo in purgatorio se con le mie preghiere salvo una sola anima!” Questa parola trova eco nel mio cuore, vorrei salvare le anime e dimenticare me stesso per loro; Vorrei salvarne qualcuno anche dopo la mia morte, quindi sarei felice se poi diceste invece della piccola preghiera che fate e che si esaudirà per sempre: “Mio Dio, permetti alla mia sorella di farti amare ancora”. Se Gesù ti ascolta, saprò dimostrarti la mia gratitudine.»
Dalla lettera a Padre Adolphe Rolland del 19 marzo 1897
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ROMA. – Santa Teresa di Lisieux patrona delle Missioni di tutto il mondo.
- Em. il Card. Vico prefetto della Congregazione dei Riti in data 14 dicembre scorso ha pubblicato il seguente consolante decreto:
«La diffusione della devozione a S. Teresa del Bambin Gesù sul mondo intero manifesta con quale sentimento di gioia i fedeli dell'universo cattolico hanno accolto la sua canonizzazione. Non vi è regione, fino a quelle lontane e infedeli, ove la Vergine del Carmelo non si sia degnata di far cadere la pioggia di rose promessa.
Questa è la ragione per la quale numerosi vescovi hanno la convinzione che frutti ben più abbondanti sarebbero raccolti sulle vigne del Signore, se Santa Teresa del Bambin Gesù che brillò di zelo ardente nel diffondere la fede e di cui ognuno conosce la miracolosa azione nei paesi pagani, fosse proclamata patrona di tutti i missionari nelle missioni nelle quali lavorano. I vescovi missionari presentarono dunque umilmente al Beatissimo nostro Padre, Pio XI, delle suppliche raccolte nel mondo intero domandando che la suprema sanzione apostolica ratifichi i loro voti comuni,
Ora Sua Santità, dietro il rapporto del Card. Prefetto della S. Congreg. dei Riti, accogliendo con la più grande benevolenza le domande dei vescovi presentate in così gran numero, si è degnata di dichiarare Santa Teresa del Bambin Gesù patrona, per titolo speciale, di tutti i missionari uomini e donne, e così delle missioni esistenti in tutto l'universo.
Ella diventa così loro Patrona principale come S. Francesco Saverio, con tutti i diritti e i privilegi che un tale titolo comporta.
Non ostante qualunque cosa in contrario».
Le Missioni Cattoliche, 1 febbraio 1928, p. 41
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